27.4.13

Spaghetti e mandolino: i luoghi comuni degli inglesi

Una sera ero al pub con degli amici e mi è capitato di scambiare due parole con un ragazzo. Quando, in risposta alla sua domanda, ho detto che ero italiana, ho visto spegnersi sul suo volto ogni tipo di espressione. Dopodichè, si è girato dall’altra parte e mi ha allegramente ignorata. Ferita nell’orgoglio e intollerante al trattamento ricevuto, ho deciso di non demordere e di provare ad avere un dialogo con quello strano individuo, così mi sono inserita nella conversazione, e gli ho chiesto lui da dove venisse. Con un chiaro sforzo sovraumano mi ha sibilato: “Nottingham”. Ah, ecco, si spiega tutto.


Gli chiedo se è mai stato in Italia e la sua risposta, tra i ghigni, è stata: “No, e non ho nessuna intenzione di andarci. Sei fiera di provenire da un Paese con una classe politica così corrotta?” (In realtà il commento è stato un altro, più specifico, ma io l’ho allargato dal particolare al generale). 

Allora. Quando sento queste cose mi sale proprio una rabbia incontrollabile. I luoghi comuni sono duri a morire. E questo è solo uno dei tanti esempi. Perchè ogni volta che si parla d’Italia le uniche associazioni sono “pasta“, “mafia“, “bunga-bunga“? L’Italia non è solo quello, è tante altre cose. É cultura. É storia. É letteratura, è arte. E sì, è anche buon cibo, cose che gli inglesi potrebbero imparare a cucinare qualche volta. Ma il punto è un altro.

Alla tanto nota questione “Chissà come ci vedono all’estero” la risposta qual è? Il tutto è sintetizzabile in pochi punti chiave: strimpellatori di mandolino vestiti da Pulcinella che saltellano tra la monnezza lungo i marciapiedi, con una pistola in una mano e una forchettata di spaghetti nell’altra. Ecco. Questa è la visione romanzata di quello che pressapoco gli inglesi pensano di noi. Ma la domanda è: siamo noi italiani che abbiamo contribuito a consolidare questa credenza? Di certo la figura che abbiamo fatto in questi anni, e in particolare negli ultimi mesi, non è stata delle migliori. La situazione economica italiana, più che da codice rosso, è praticamente in stato vegetativo. Da eutanasia. E il nostro paese ha gli occhi di tutta Europa puntati addosso. Fa piacere parlare con studenti di altre nazioni, perchè ti sbattono in faccia la realtà delle cose: l’Italia sta affondando. E un ragazzo tedesco mi ha giustamente fatto notare che se non fosse per la Merkel il caro Bel Paese avrebbe già fatto la fine del Titanic. E anche un francese mi ha fatto capire senza mezzi termini che gli italiani sono poco più che una barzelletta agli occhi del mondo.

Per fortuna, non son tutti così. C’è anche gente che non ti giudica dal tuo paese di provenienza, ma dai discorsi che sai sostenere. E anche gli altri, alla fine, si rendono conto di aver dato giudizi troppo affrettati. Perchè basta parlare un po’ per scoprire persone dagli interessi comuni ai tuoi, persone con cui condividere esperienze, persone completamente diverse dallo stereotipo che ti eri idealizzato. E alla fine sono proprio quelle le persone con le quali leghi di più, e sono proprio loro che si uniscono ai festeggiamenti e alla tua gioia nello scoprire che qualcosa, forse, nel nostro amato paese sta finalmente cambiando. E allora, anche se lontani, anche da quassù, osserviamo con il fiato sospeso i movimenti che fa l’italia, sperando che si rialzi, perchè sono tutti, indistintamente, certi di una cosa: lo merita.



Originariamente scritto in data 10/12/2011 su www.giovaninrete.it, La mia valigia Erasmus 

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