Si professano nazione liberale e lungimirante, patria delle avanguardie e dell’anti convenzionalismo, e poi sprangano i negozi e i musei alle 5 di pomeriggio. E io che pensavo che l’Italia fosse antiquata a chiudere alle 19.30!
Altra cosa fondamentale da tenere a mente è che gli inglesi mangiano sempre. E tanto anche. A colazione, di rigore uova e pancetta, accompagnati da enormi fette di pane ricoperte da un generoso strato di un qualcosa simile al burro, ma che non è burro, è una sostanza esplosiva più simile al plutonio. Cinque chili in più al mese sono assicurati. Ma soprattutto, in sei mesi di permanenza qui, ti fai fuori il fegato. Solo tu però, perché loro non hanno mai niente. E poi c’è il pranzo. E poi la cena, che si consuma rigorosamente alle 18. E quando dico rigorosamente, intendo proprio dire che se entri nel il ristorante con la presunzione di ordinare alle 20.30 fai nuovamente la figura dell’italiano che vuole trasgredire alle regole. La prima settimana, ancora inesperta e ignara del Sistema, ho avuto la sfacciataggine di chiedere la cena alle 21. E, quando la cameriera ti risponde con un sibilo “No more orders” e il supermercato è inesorabilmente chiuso, benedici il “kebabbaro” ambulante sotto casa, sempre pronto a prepararti un pasto caldo.
Quindi, la domanda che sorge spontanea è: ma gli inglesi, se mangiano presto come le galline, dopo, cosa fanno? La risposta è: bevono. Si rinchiudono nei pub e tracannano un bicchiere dopo l’altro. Ci credo poi che vanno in giro mezzi nudi, è l’alcool che li riscalda. E hanno una capacità di resistenza all’alcool impressionante, probabilmente tenuta in allenamento sin dall’infanzia, quando nel biberon al posto del latte c’era già la birra.
Dunque, come sopravvivere? Al ristorante ordinare la cosa meno calorica (che loro sanno comunque trasformarti in un qualcosa di immangiabile), chiedere sempre il bicchiere più piccolo di birra e, cosa più importante di tutte, non pranzare. Così si avrà fame alle 18, ora in cui è prevista la cena!
Originariamente scritto in data 27/10/2011 su www.giovaninrete.it, La mia valigia Erasmus
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