Quando dici Inghilterra dici benessere. Dici pari opportunità. Dici legge uguale per tutti emeritocrazia e istruzione prima di tutto eccetera eccetera. Ma sarà poi vero del tutto?
Da quando sono qui mi sto accorgendo che non è proprio così.
L’Università di Warwick, dove sto io, è un luogo per privilegiati, “figli di papà” carichi di soldi da spendere e spandere, con l’Ipad sotto il braccio e la borsa griffata, che perfino per andare a correre vestono come se fossero alla settimana della moda di Milano, con la salvietta di Louis Vuitton per asciugarsi il loro sudore a 24 carati. Le rette raggiungono cifre astronomiche che io neanche pensavo possibili per una scuola. E in tutto il campus si respira costantemente odore di soldi e di ricchezza. Insomma, l’avviso è chiaro: o sei (più che) benestante o all’Università di Warwick, terza migliore del Regno Unito e una delle migliori di business al mondo, non entri.
Ma dove è finita l’istruzione uguale per tutti? A quanto pare in Inghilterra non ci ha mai messo piede. Perchè il ragionamento è lo stesso non solo per l’Università di Warwick ma per tutti i college privati del Regno Unito: ti puoi garantire un livello alto di istruzione solo se puoi permettertelo economicamente. È incredibile ma in Inghilterra, che uno pensa di ampie vedute, vige ancora l’idea che non tutti meritino l’università, che solo un’élite ristretta possa accedere al college dopo l’high school (scuola superiore). Detto in parole povere: “se sei figlio di contadini non sei degno di un’istruzione universitaria”. E questo non l’ho dedotto io (ci tengo a precisarlo per sedare eventuali accuse o polemiche di qualsiasi genere) ma me lo ha esplicitamente affermato un ragazzo inglese qui in campus. Non importa quanto tu sia stupido, se i tuoi genitori hanno una rendita annua di 500.000 sterline l’anno, tu studierai nel miglior college d’Inghilterra, se sei un genio ma la tua famiglia non ha i mezzi per farti accedere a Oxford, dovrai accontentarti del college di periferia.
Ecco perché le tasse universitarie sfiorano l’indecenza: per porre dei paletti, dei confini invalicabili tra “caste sociali”, in modo tale da operare una selezione tra i rampolli dell’upper class e i poveracci dei bassifondi. E lo sbarramento è ancora più insuperabile per gli extra-europei: per gli studenti che non fanno parte della comunità europea infatti, è il caso di asiatici o americani, il denaro da sborsare per poter frequentare i college inglesi è quasi il doppio.
E questa sarebbe uguaglianza?
“Devi meritare di stare qui” ti dicon loro. Ma il merito non dovrebbe essere valutato dalle capacità intellettive invece che calcolato sulla base del censo? Come se non bastasse, dopo esserti svuotato il conto in banca, non hai neanche la certezza di poter rimanere a frequentare il tuo bel college, dal momento che se non passi un esame al primo colpo ti spediscono a casa senza troppe cerimonie e con il divieto categorico di ripresentare domanda di ammissione.
Morale: non lamentiamoci troppo del welfare italiano, perchè per il momento assicura a tutti un’istruzione univeristaria più che dignitosa.
Originariamente scritto in data 17/01/2012 su www.giovaninrete.it, La mia valigia Erasmus
Condivido, sottoscrivo e applaudo a ogni singola parola. L'Inghilterra viene spesso salutata come l'Eldorado, come il Paese perfetto, come l'unico Stato in Europa in grado di offrire opportunità. E' solo vivendoci e scontrandoti con la realtà britannica che ti rendi conto che si tratta per lo più di leggende metropolitane che non crolleranno mai e che continueranno ad alimentare il "sogno inglese".
RispondiEliminaIn bocca al lupo per tutto
Nicola
vero :) grazie :) in bocca al lupo anche a te!
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