Ed ecco che il mio anno all’Università di Warwick è giunto ad una fine.
Fine tanto rimandata ma purtroppo arrivata. Non mi resta dunque che dare l’ultimo degno saluto a questo mio Erasmus.
Come riassumere 9 mesi in 20 righe? Praticamente impossibile. Tante sono state le emozioni, tanti i preziosi insegnamenti che ne ho ricavato, tante le esperienze che ho vissuto, tante le meravigliose persone che ho incontrato.
Ricordo ancora il mio primo arrivo a Warwick: le mani piene di valigie, le valigie piene di sogni. Cercavo qualcosa quassù. Cercavo libertà. Cercavo evasione. Cercavo me stessa.
Mi mancherà l’Inghilterra? Mi mancherà l’aria di internazionalità che si respira qui, mi mancherà l’attenzione rivolta ai giovani, mi mancherà sentirmi al centro del mondo. E poi mi mancheranno le chiacchiere in cucina con i coinquilini, i party la sera, lo studio in compagnia al terzo piano della biblioteca, le bevute al City Arms, i cupcakes di Curiositea, dj Corbs e il suo Nana’s Palace, i coniglietti fuori dalla mia finestra.
Il primo post della mia rubrica l’avevo iniziato citando Nicholas Bouvier: “viaggiare è un po’ come morire”. Si muore e si rinasce, più ricchi e più saggi di prima. Ci si toglie una pelle per mettersene un’altra tutta nuova. Io mi sono rinnovata tante volte, questo Erasmus mi ha aperto la mente come niente avrebbe potuto fare. Mi ha dato tanto, e io credo di aver dato tanto a mia volta. Sono cresciuta tanto, sono più matura, più intraprendente, meno spaventata dall’elemento “nuovo”; una persona che adatta se stessa ad ogni posto in cui va, che fa di ogni luogo la sua casa e di nessuno la sua patria; il mio inglese è migliorato molto e così anche la mia capacità di relazionarmi con persone differenti da me.
Torno a casa con 10 anni di saggezza di più sulle spalle, 7 kg in più e 30 cm di capelli in meno, un tatuaggio e la consapevolezza che questa non è la fine, ma solo l’inizio di un altro lungo viaggio. Ho colto il meglio da questa esperienza, 9 mesi vissuti intensamente, nessun rimpianto. “Hic et Nunc“, qui e ora. Questa è la filosofia che bisogna adottare.
Un grazie a tutti coloro che hanno fatto parte del mio Erasmus, che hanno contribuito a renderlo indimenticabile. Agli inglesi e alla loro imperturbabile gentilezza, agli italiani a Warwick (che siamo sempre di più, ci credo che ci odiano), e a tutti gli Erasmus che hanno vissuto questo meraviglioso anno insieme a me. Ho imparato tanto da ognuno di loro, ho scoperto nuove culture, nuovi stili di vita, nuovi approcci al mondo. Come si dice, impara l’arte e mettila da parte. Ogni insegnamento è prezioso per rapportarsi con il mondo. Perchè se si rimane chiusi in se stessi, aggrappati alle proprie convinzioni si è destinati a soccombere.
E concludo citando le parole del protagonista del film sull’Erasmus, L’Appartamento Spagnolo: “Sono francese, spagnolo, inglese, danese. Non sono uno ma una moltitudine. Sono come l’Europa. Sono tutto questo. Sono il Caos.”
Originariamente scritto in data 29/06/2012 su www.giovaninrete.it. La mia valigia Erasmus
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