27.4.13

Quando il gatto non c'è (più) i topi ballano in Inghilterra

Che dire, è finita. O almeno, così sembra. Finita l’Era Berlusconi. Incredibile.
Ma se in Italia c’è chi festeggia ubriaco la liberazione per le strade e davanti al Quirinale, o chi si dispera inneggiando alla fine della sovranità popolare, in Inghilterra, come è stata accolta la notizia?


Le dimissioni del (ex) premier sono arrivate immediatamente al di là della manica e, grazie anche al prezioso aiuto di facebook, è subito partito il tam-tam degli italiani all’estero, pronti ad esultare tutta sabato notte, illudendosi in questo modo di sentirsi un po’ più vicini a casa, in questi giorni di fuoco. Ecco dunque little Italy disseminate un po’ ovunque, ebbre di gioia al sentire le news della Bbc dai megaschermi dei pub. Le voci “Ma si sarà dimesso davvero?” “Se non vedo non credo” o “Ma tanto non cambierà niente” si mescolano alle grida entusiaste di gente che neanche si conosce ma che è in quel momento unita in un gaudio comune, tanto da abbracciare sconosciuti, sbandierare ai quattro venti l’euforia che aumenta con l’aumentare dei drink, coinvolgere nell’esultanza collettiva anche gli inglesi, ai quali magari non importa niente. Ma ecco che arriva la domenica. E si attendono con trepidazione i giornali, si vuole leggere ovunque la notizia, nessuno sembra crederci davvero, in questi momenti più che mai si vorrebbe tornare in Italia, per capire meglio, per sentirsi meno esclusi.

Ed eccoli lì, uno dopo l’altro, i giornali inglesi, che titolano a caratteri cubitali la svolta: Bye Bye Bunga-bungaThe SunCiao Silvio!, Sunday TimesArrivederci BerlusconiThe Independent. E poi ancora il The Guardian, che commemora tale evento con un book di fotocult del presidente, dalla gita in Sardegna con l’ormai celeberrima bandana, al baciamano a Gheddafi. O il The Mail Online, che affianca la foto dei manifestanti sotto il Quirinale all’eloquente scritta “We’re free!” (Siamo liberi!).

Ma la gente comune come l’ha presa la notizia? Mentre gli italiani quasi si sono strozzati con la pizza che si stavano gustando sabato sera al leggere “Si è dimesso”, le esistenze degli inglesi sembrano continuare nella stessa identica maniera. In fondo, a loro che importa? Non è il loro Paese che sta affondando. Non è la loro nazione ad avere un debito pubblico pari a quello del Burchina Faso. Non è la loro cara patria ad aver bisogno di un economista che risollevi le sue sorti perchè non è in grado di governarsi da sola. O almeno, indifferenti sembrano essere gli studenti dell’Università di Warwick, troppo internazionali per interessarsi ad un avvenimento così “regionale”, o forse solo ignoranti (non esagero, visti altri precedenti), in fondo la Bbc scorre 24 ore su 24 sulle televisioni del campus, e l’argomento principale in queste ultime settimane sembrava essere proprio la preoccupante situazione finanziaria dell’Italia.

Insomma, le notizie qui arrivano annacquate, confuse, ci si sente impotenti e fuori dal mondo. In questi momenti, quindi, si vorrebbe essere ovunque tranne che nel tanto amato campus, e la patria molte volte criticata, non è mai mancata così tanto.



Originariamente scritto in data 14/11/2011 su www.giovaninrete.it, La mia valigia Erasmus 

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